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Ceramica e Arti Decorative del ‘900 si presenta come una raccolta di saggi di autori diversi pressoché esclusivamente dedicato alla ceramica italiana del XX° secolo ma il titolo si giustifica in quanto si pone come primo volume di un serie che, con uscite periodiche, si occuperà anche di altri settori delle arti decorative e del design, sempre con ricerche inedite su aspetti poco noti e mai approfonditi di questo vastissimo campo spesso inquinato da interessi commerciali che collidono con un approccio scientifico rigoroso. Capiterà così di veder sfatare qualche mito ma anche di scoprire artisti dimenticati (come Leo Leoncini alla Galvani) o aspetti sconosciuti, e di notevole spessore culturale, di manifatture note soprattutto per alcuni aspetti o periodi (Tosin, Rometti…).
Giorgio Levi dedica il primo saggio alla pittura all’aerografo, un metodo di decorazione che ha avuto una enorme importanza nella modernizzazione della ceramica, ne spiega con chiarezza la tecnica e ne ripercorre la storia, dall’invenzione nella Germania degli anni Venti alla diffusione presso le varie manifatture italiane. Soprattutto mette in luce il ruolo avuto dall’aerografo nella creazione di un linguaggio decorativo moderno in grado di tradurre, anche su oggetti d’uso, gli esiti delle ricerche formali futuriste e, d’altro canto, grazie alla maggiore economicità e rapidità rispetto alla tradizionale pittura manuale anche nella loro banalizzazione da parte di manifatture che si limitavano ad interpretarne gli stilemi in chiave superficialmente decorativa. Lo studio esamina puntualmente la produzione all’aerografo delle aziende più note e dei grandi centri della tradizione, ma dedica uno spazio particolarmente ampio a manifatture sinora meno note o sconosciute a cui giunge ad attribuire (con solidi e ben illustrati argomenti) pezzi non firmati.
Che il Futurismo sia stato uno snodo fondamentale nell’arte e nelle arti applicate italiane del Novecento è cosa ben nota ma quanto questo abbia influito su un ceramista come Tarcisio Tosin, il cui nome ai più evoca immagini di leziosi bambinelli, ce lo spiega Katia Brugnolo nel secondo saggio del volume, in cui, inaspettatamente, emerge le figura di un artista colto che, se a volte si è piegato per esigenze commerciali ad una produzione un po’ kitsch e sdolcinata, ha sempre mantenuto un elevato livello qualitativo e relazioni importanti con l’ambiente artistico. Il percorso di Tarcisio Tosin dalle prime creazioni alla manifattura dei principi Borromeo all’Isola Bella, alla creazione della propria azienda a Vicenza negli anni Trenta, con una vastissima produzione in cui pezzi d’avanguardia si affiancano ad una produzione più corrente, fino agli anni Settanta, quando giunse a realizzare un fruttuosa collaborazione con lo Studio Danese di Milano per produrre i bellissimi modelli disegnati da Enzo Mari, dimostra la ricerca di un linguaggio sempre al passo coi tempi e capace di superare fasi critiche che hanno stroncato l’attività di aziende anche più titolate grazie all’equilibrio tra spinta culturale e capacità imprenditoriale.
Di tutt’altro genere il bel saggio a più mani che illustra un inedito capolavoro di Pietro Melandri, custodito in un negozio di abbigliamento di Palermo. Benché, fortunatamente, vincolato dalla Soprintendenza da qualche anno, il grandioso pannello non era mai stato oggetto di studio né di pubblicazione e, pur in assenza di documentazione specifica sull’oggetto, questa ricerca, ricostruendo puntualmente la storia del complesso architettonico, lo inquadra chiaramente nel clima degli anni Cinquanta, teso a dare un volto moderno a questa zona di Palermo, coinvolgendo architetti ed artisti di fama nazionale nella creazione di alcuni dei più bei negozi d’Italia. Si evidenzia così il valore della conservazione dell’unitarietà del complesso (andato perduto nel caso del pannello dello stesso Melandri staccato dalla parete di un atelier di mode milanese). L’opera di Melandri si inserisce da protagonista in un ambiente unitario e di altissima qualità con un affascinante omaggio alla Sicilia costituito da un puzzle di formelle dai colori sontuosamente riflessati che raffigurano, ora in forma simbolica o allegorica ora più descrittivamente, bellezze e tradizioni siciliane. Pare incredibile che nessuno finora avesse mai ricordato, nelle tante pubblicazioni e mostre dedicate all’artista, una testimonianza così importante della sua maturità espressiva, vistosamente firmata con l’orgoglio che merita un lavoro di tale livello.
Isabella Reale e Vincenzo Sogaro si cimentano in una ricognizione di tutto il materiale relativo alla manifattura ceramica Galvani giacente al Museo Civico di Pordenone ed esposta solo parzialmente e solo in occasione di mostre. Si tratta di un vasto archivio di documenti e disegni, attrezzature e prodotti ceramici dal XIX° secolo al fallimento. Pur dichiarando apertamente la necessità di studi di maggiore ampiezza i due studiosi hanno indubbiamente arricchito notevolmente le conoscenze su una delle maggiori manifatture ceramiche italiane riuscendo a far emergere non solo la storia dell’azienda e le sue produzioni più tipiche ma anche episodi e personaggi meno noti, innovazioni tecniche introdotte e ricerche stilistiche, attuate anche con il contributo di artisti chiamati da lontano come Roberto Rosati, Anselmo Bucci e Ruffo Giuntini. Particolarmente ricca e affascinante la parte dedicata al periodo che va dalla fine degli anni Venti al dopoguerra, di cui sono qui riprodotti bellissimi disegni di Leo Leoncini e Angelo Simonetto e plastiche di Ruffo Giuntini.
Alla collaborazione quasi ventennale del designer Ambrogio Pozzi con la fabbrica di ceramiche Rometti, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, è dedicato l’articolo di Lorenzo Fiorucci. Il contributo di Pozzi alla Rometti si è espresso in due filoni distinti: i pezzi “artistici”, plastiche e vasi in cui l’aspetto funzionale è del tutto assente o secondario rispetto alla ricerca estetica ed i pezzi destinati all’uso, come i vasi da cucina Dolly. Ad unificare i due generi è il modo di concepire la progettazione attraverso una visione a lungo termine che prevede di sviluppare coerentemente un progetto in ogni suo aspetto, pratico e formale, in modelli da inserire nella produzione senza concessioni a mode o esigenze commerciali contingenti, trovando il modo di dare contenuto espressivo e connessione con l’ attualità anche all’oggetto più semplice.
La conoscenza della produzione monumentale di Pietro Melandri si arricchisce con la pubblicazione dei bellissimi, inediti, pannelli per il caffè Irrera di Messina di cui Anna Maria Ruta racconta l’affascinante storia con rara capacità evocativa e Giovanni Erbacci analizza puntualmente gli aspetti iconografici ed i riscontri nell’ambito della produzione dell’artista. Il saggio è frutto di una lunga e laboriosa ricerca in cui la memoria delle persone a suo tempo coinvolte nel progetto ha supplito alle carenze documentali, dimostrazione dell’urgenza di raccogliere, finché possibile le testimonianze orali di artisti, artigiani e committenti affinché pezzi preziosi di storia non vadano perduti.
Le recensioni di mostre, con relativi cataloghi ( “Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950-1990”; “Le ceramiche futuriste in Liguria ricerca e innovazione”; “La scultura ceramica contemporanea in Italia”), e libri ( D.Sanguineti “Ceramiche Lenci 1928-1938, esposizioni, cataloghi e réclame”; G. Levi “La soluzione del mistero delle ceramiche marcate RBC”) se pur potrebbero apparire datate, per la puntualità con cui riassumono i temi trattati costituiscono un efficace promemoria ed un utile orientamento nel panorama librario.
Antonella Rossi Colavini
CONTENUTI
Saggi
1. Ceramiche italiane Art Déco dipinte all’aerografo
Giorgio Levi
2. La collezione Galvani del Museo Civico d’Arte di Pordenone
Isabella Reale e Vincenzo Sogaro
3. La Sicilia: un grande pannello inedito di Pietro Melandri
A. M. Capoferro, G. Erbacci, L. De Cara, G. Scognamiglio, M. T. Solaroli
Articoli
4. Le ceramiche d’arte La Freccia di Tarcisio Tosin
Katia Brugnolo
5. Un’altra storia alle ceramiche Rometti: Ambrogio Pozzi
Lorenzo Fiorucci
6. Il Caffè Irrera di Messina e le sue ceramiche
Anna Maria Ruta con un contributo di Giovanni Erbacci
Recensioni Mostre
7. Quando il design è glocal: La mostra Creativa produzione – la Toscana e il design italiano 1950-1990
Elena Dellapiana
8. Le ceramiche futuriste in Liguria: Ricerca e innovazione
Antonella Pesola
9. Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma: La scultura ceramica contemporanea in Italia
Antonella Pesola
Recensioni Libri
10. Daniele Sanguineti – Ceramiche Lenci 1928-1938 – Esposizioni storiche, cataloghi e réclame
Carla Cerutti
11. Giorgio Levi – La soluzione del mistero delle ceramiche marcate RBC
Carla Cerutti