Matteo Piccioni, PhD (San Benedetto del Tronto, 1982) è storico dell’arte dell’età contemporanea. I suoi ambiti di ricerca si concentrano principalmente sulla cultura artistica e visiva del "lungo Ottocento" (1789-1914), analizzati in un’ottica interdisciplinare e intermediale, in particolare nei rapporti con la letteratura, il teatro, la cultura popolare, la tecnica e la scienza, con attenzione agli aspetti iconografici, iconologici, antropologici e sociologici. Insegna Storia delle arti applicate e industriali alla Sapienza Università di Roma. Dal dicembre 2017 è Funzionario storico dell'arte presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nei suoi studi si è occupato di relazioni artistiche europee tra Ottocento e Novecento (La fortuna dei preraffaelliti in Italia da Costa a Previati, 2011; La vocazione internazionale della Secessione romana e la “Sala degli Impressionisti Francesi” del 1913, 2013); del rapporto tra arti applicate e revival (Alessandro Morani e il passato. Copia, revival e arte decorativa nella Roma di fine Ottocento, 2016); di pittura decorativa marchigiana del primo novecento (Adolfo De Carolis e il ‘400 italiano, 2010; La Cappella Votiva di Adolfo De Carolis [Collegiata di San Ginesio, Macerata] 2012); di storia della critica d’arte del Novecento (“Primitivi”, Neoclassico, Revival: il recupero della storia nella critica arganiana, 2012); di storia dell'illustrazione tra XVIII e XX secolo (Realismo, narrazione e rappresentazione del tempo: William Hogarth e l’origine dell’illustrazione moderna, 2016; Note sulla presenza degli artisti italiani a Parigi nel primo Novecento: disegno e illustrazione tra caricatura, satira e umorismo, 2016); di rapporto tra immagini e letteratura (Una morte profumata. Il mito di Eliogabalo e l'ambiguità della rosa nel decadentismo europeo, 2014; Le stanze di Flaubert. Intérieurs tra scrittura e immagine intorno alla metà dell’Ottocento, 2015; Henry James e il museo tra realtà e finzione, 2017).